Sommario
1. Breve introduzione al Taoismo religioso e monastico.
Origini del Monachesimo.
Come si diventa un Monaco Taoista Quanzhen.
La vita in un monastero Quanzhen.
Chi è il Monaco Taoista.
2. Come si diventa taoista in Cina.
3. In Italia.
4. Bibliografia essenziale.
1. Breve introduzione al Taoismo religioso e monastico
Il Taoismo è un fenomeno antropologico molto complesso perché è il risultato della convergenza e fusione di molteplici correnti di pensieri e di pratiche spirituali, mistiche e religiose.
Nasce come fenomeno mistico da parte di sparuti anacoreti per giungere a essere una delle più grandi religioni al mondo, praticata da milioni di persone, mentre i suoi principi, come Yin e Yang e l’Armonia Naturale tra Cielo, Uomo e Terra, sono diventati universali, superando barriere storiche, politiche e religiose.
Nella cultura occidentale, a cominciare da Matteo Ricci si è cercato ripetutamente di comprendere il pensiero taoista tramite modelli cognitivi per lo più cristiani, generando incomprensioni se non addirittura malintesi, ancora oggi irrisolti.
Tanto per cominciare il pensiero taoista è proteso verso l’equilibrio del singolo e non verso una salvezza collettiva, sebbene molte correnti religiose taoiste, abbiano fatto di questo uno dei loro pilastri fondamentali (vedi Scuola dei Maestri Celesti).
Il Taoismo è un sistema fenomenologico centrato sull’analisi della realtà.
Esso non fa distinzioni tra corpo e psiche così come ritiene la vita e la morte come due momenti reali dello stesso processo naturale.
Indubbiamente, d’altra parte, il Taoismo sa che esiste un “Mistero” (Xuán 玄) oltre la realtà esistente, avendo la percezione di valori che vanno di là dalla vita e dalla creazione in generale.
Ad esempio la ricerca dell’”immortalità”, tema costante del pensiero e della pratica taoista, non è altro che la concretizzazione di quanto sopra. Infatti, essa non è intesa come spostare ab aeternum la morte ma come realizzare al pieno la propria natura (Zìrán自然) intesa in senso globale come unità di corpo, mente e spirito, in vista di superare la Porta del Mistero, Xuánmén 玄门, e tornare nell’indistinto (Hùndùn混沌).
Nel Taoismo, come per Platone e nel Cristianesimo, il desiderio d’immortalità è un tentativo di favorire il distacco dell’anima dal corpo.
Anche da un punto di vista epistemologico vi sono notevoli e forse insuperabili differenze.
Mentre in occidente ricerchiamo i “Valori Primi”, assoluti, l’episteme taoista si focalizza sull’accettare proprio ciò che non è assoluto ma mutevole, incostante, senza modelli precostituiti, proprio per questo, non conoscibile.
La realtà è una serie di eventi, imprevedibili e sostanzialmente inconoscibili nella loro essenza.
Per questo è meglio non interferire sul flusso naturale delle cose (Wúwéi 无为).
La fissità è considerata un pervertimento della natura, dove, invece, tutto scorre, muta, si trasforma (Huà化) incessantemente come l’acqua.
Per questo il taoista non annulla il suo Io e ricerca l’Esenza (Dé德), il seguire il flusso naturale delle cose, per aderire alla natura sia esterna, intesa come creato, sia interna, quale essenza del Sé.
Come l’idiota di Dostoevskij, il taoista non cerca di comprendere il senso di quanto avviene ma, più semplicemente, è negli avvenimenti, vivendoli nel loro incessante, casuale, manifestarsi.
Infine, sebbene il Taoismo, al pari di Anassimandro, Eraclito, Nietzsche e Heidegger, non possa ammettere la presenza di un Creatore “Persona”, conduce comunque a una visione apologetica della realtà che permette al taoista di andare oltre il senso comune delle cose e, superando l’agnosticismo, di cercare le risposte che diano senso e valore alla propria esistenza.
Per questo la sua teologia è apofatica e sostanzialmente la via è mistica.
Origini del Monachesimo
Similmente ai Padri del deserto, i primi anacoreti, rifuggirono il mondo violento delle società guerriera dell’epoca (6°- 4° sec. a.C.), per ritirarsi a una vita in contatto con la natura, riducendo al minimo i propri bisogni per liberarsi dai desideri di potere e ricchezza, valori che, ieri come oggi, tendono all’oppressione dei più deboli o, più in generale, per dirla alla taoista, a rompere l’Armonia naturale delle cose.
Solo nel secondo secolo d.C. si formò un nucleo ecclesiastico organizzato, con i Maestri Celesti, Tiān shī 天师, i quali davano molta importanza al matrimonio. Usanza mantenuta ancora nella scuola Zhèng yī 正一, l’Uno Ortosso, dove i più alti gradi ecclesiastici sono raggiungibili solo da coloro che sono sposati e hanno famiglia.
Più avanti, nel IV sec. d.C., gli appartenenti alla Scuola Shàngqīng 上清, la Suprema Purezza, tendevano a non sposarsi per dedicare le loro energie alle pratiche interiori e raggiungere l’immortalità, tramite una trasmutazione interiore e lo stato di comunione con il Tao.
Praticanti celibi e sposati vivevano insieme seguendo un protocollo simile ai monaci Buddisti ma ancora non ci troviamo di fronte alla figura di un monaco vero e proprio.
Infatti, il termine Chūjiā 出家, diventare un monaco, lett. lasciare la famiglia, era usato per indicare coloro che semplicemente e volontariamente rinunciavano al matrimonio.
Nel V sec. d.C., troviamo per la prima volta un esempio di un taoista che vive seguendo una quasi-visione monastica, Kou Qianzhi (365--448) nel Tempio per la Venerazione della Vacuità, Chóngxū sì 崇虚寺.
Altri maestri taoisti nel nord della Cina (Lu Xiujing, 406-477 e Tao Hongjing, 456-536), seguono lo stesso esempio ma molti dei loro seguaci rimangono nei villaggi o addirittura portano le famiglie con sé.
Sarà la Scuola Língbǎo灵宝, Gioiello Numinoso, a creare, per prima, un sistema formale di ordinazione e di regole (Jiè 戒) da seguire, che sancirà chiaramente la separazione tra taoisti laici e religiosi.
Solo in epoca Táng 唐, quando il Taoismo diventerà religione di Stato, si definiranno, sotto l’influsso dell’organizzazione imperiale, regole più precise per le comunità monastiche.
Sebbene, come si evince da alcuni codici dell’epoca come il Qiānzhēn kē,千真科 (Codice dei Mille Uomini Reali; CT 1410), le regole sono uguali per sposati e celibi.
Le comunità (Guān 观) ospitano preti celibi e sposati.
Molto spesso le famiglie di questi ultimi vivono nel tempio.
L’obbligo del celibato per monaci e monache, sarà richiesto solo in epoca Sòng宋 (960-1279).
In particolare, fu la Corrente Quán zhēn 全真, Completa Perfezione, la quale, sotto l’influenza delle correnti buddiste Chán 禅, dominanti all’epoca, si diede una vera e completa strutturazione monastica.
Essa, dal 13° sec. d.C. si svilupperà e rafforzerà fino ai nostri giorni.
Il più antico codice monastico Quanzhen in nostro possesso risale al 14° sec., Regole per la Purezza dello Quanzhen, lo Quánzhēn qíngguī 全真情规.
Esso influenzerà tutti i codici successivi fino ai primi del 19° sec. quando, Min Yide, un maestro della Scuola Lóngmén 龙门, Porta del Drago, scriverà il Qīngguī xuánmiào 清规玄妙(Misteriosa Meraviglia delle Regole della Purezza).
La vita dei monaci ha regole precise che vanno dalla preghiera quotidiana alla liturgia, all’ordinazione sacerdotale, alle regole di condotta sia nei monasteri che fuori di essi.
D’altra parte esistono anche regole punitive per chi contravviene ai voti o alle leggi dello Stato.
Esse vanno dal rimanere in ginocchio in preghiera per il tempo che impiega un bastoncino d’incenso a bruciarsi completamente (Guìxiāng 跪香), all’espulsione con ignominia dall’Ordine (Zhúchū 逐出) al deferimento alla giustizia secolare per arrivare fino alla pena di morte per rogo (Huǒhuà 火化o Fénxíng 焚形).
È famoso il caso del priore del Báiyún guān 白云观, il Tempio delle Nuvole Bianche di Pechino, ān shì lín 安世霖, il quale fu condannato al rogo da un consiglio di dodici monaci nel 1946.
Ovviamente, oggi si tende a un’interpretazione più umanistica delle regole e dei precetti e i vari monasteri sono autonomi nella scelta delle loro applicazioni.
Come si diventa un Monaco Taoista Quanzhen
Tutti i monaci taoisti Quanzhen sono celibi, vivono nel monastero e prendono, al minimo, i Dieci voti per Coltivare la Verità (Xiūzhēn shíjiè 修真十戒).
Il numero dei voti aumenta man mano che si sale la scala gerarchica ecclesiastica.
Usualmente si entra in un monastero tra i dodici e i venti anni. Sono varie le ragioni che spingono un giovane a intraprendere questa strada. Esse vanno dall’innata vocazione alla vita spirituale alla scelta fatta da famiglie povere che non potendo sostenere e assicurare un futuro ai propri figli, li affidano ai monasteri i quali danno loro sicurezza e status sociale.
Per entrare in un Dàoguān 道观, il candidato deve essere accettato in un tempio minore, da un maestro taoista (Dàoshì 道士).
Il novizio deve apprendere come pregare, salmodiare, cantare, le regole dell’etichetta, rituali e liturgia, studiare i testi della scuola e quant’altro occorre per essere ordinato Dàoshì, sacerdote taoista.
Quando ha padroneggiato il programma richiesto, è condotto in un monastero pubblico, dove avverrà la cerimonia d’investitura, che dura cinquantatré giorni, officiata dall’Abate (fang zhang).
Al Tempio delle Nuvole Bianche di Pechino, la cerimonia viene celebrata in tre fasi: la “Dichiarazione dell’Essenziale”, l’”Ordinazione di Mezzanotte” e la “Dichiarazione delle centinaia di voti della Scuola Quanzhen”.
Agli ordinandi sono dati l’abito completo, una ciotola per il cibo e il certificato dell’ordinazione.
A questo punto sorge un nuovo monaco taoista della scuola Quanzhen il quale sarà libero di restare nel monastero, tornare dal suo primo maestro o iniziare un pellegrinaggio spirituale.
La vita in un monastero Quanzhen
I monaci si alzano all’alba e vanno a dormire al tramonto. Per circa un’ora dopo l’alba si dedicano a vari lavori (dal giardinaggio alla preparazione del cibo). Dopodiché si eseguono i riti del mattino seguiti dalla colazione. In questa prima fase è richiesto l’obbligo del silenzio. Seguono alcune ore di studio fino al pranzo. Il pomeriggio è dedicato a pratiche individuali come studio, meditazione, partiche di alchimia interiore e funzioni più strettamente religiose. La cena è seguita dal canto delle scritture talvolta da insegnamenti da parte dei Maestri più anziani. Fino al tramonto i monaci possono socializzare tra di loro.
Chi è il Monaco Taoista
È una persona che si dedica innanzitutto alla perfezione di sé, nel senso più globale e onnicomprensivo di questo termine.
Innanzitutto non possiede niente. In ultima istanza, neanche lui stesso.
La povertà o meglio, il non-possedere, è considerato come l’unico valore che dona la libertà di essere. Liberarsi dai legami e dai desideri materiali è una tensione costante in tutto il pensiero taoista, in quello monastico diventa una necessità strumentale.
Il Corpo è visto come uno strumento per esistere.
Per questo è tenuto in gran conto e il monaco se ne prende cura sia grazie a una dieta vegetariana o comunque molto semplice, sia tramite tecniche psico-motorie o che lavorano sull’energia interiore (Qì气) per mantenerlo in salute.
La Mente va educata tramite lo studio e l’auto percezione di sé (Nèiguān內观).
Per questo, la meditazione (Zuòwàng坐忘), intesa come il porsi in uno stato di coscienza particolare e non come riflessione su un pensiero, e le tecniche di alchimia interiore (Nèidān內丹), sono un asse portante nella pratica quotidiana per creare e mantenere uno “spazio sacro interiore”.
Il monaco coltiva la sua spiritualità e il contatto con la dimensione del divino tramite la pratica liturgica nello “spazio sacro esteriore”.
Infine, seguendo gli insegnamenti del Dàodé jīng 道德经, il Canone del Tao e del suo Carisma, il monaco fa sue le necessità del popolo di cui, in umile spirito di servizio, se ne prende cura, secondo le sue possibilità.
2. Come si diventa taoista in Cina
Ci sono molti motivi per cui uno decide di scegliere la Via Religiosa Taoista.
Il rimanervi sopra, proseguire e giungere alla meta, sono tutt’altra cosa.
Non è per tutti né tutti ce la fanno.
In Cina esistono due grandi correnti taoiste costituite dalle relative sotto-scuole e da scuole minori che sono confluite nell’una o nell’altra famiglia:
1. la Perfezione Completa (fondata nel XII sec.) e
2. l’Unità Ortodossa (risalente al II sec.).
La prima è monastica, la seconda secolare.
In occidente equivale a entrare, ad esempio, nell’ordine Francescano o nel diventare Pastore protestante.
I primi fanno voto perpetuo di castità, povertà e obbedienza, i secondi possono avere una famiglia e il proprio lavoro all’interno della società ma dedicano loro stessi al servizio della comunità.
Così come in Cina, i primi lasciano la vita secolare ed entrano in una comunità monastica, dove trascorreranno la loro vita in preghiera e lavoro, i secondi fanno un percorso di studi teologici per poi dedicare la loro vita alla comunità ecclesiale.
In Cina, da millenni, prima di fare la grande scelta, usualmente si segue un Maestro spirituale che guiderà il praticante per un po’ di tempo o per il resto della vita.
Questo tempo è dedicato all’apprendimento delle tecniche interiori ed esteriori, della necessaria cultura e conoscenza ma soprattutto a verificare, da parte del Maestro e del Discepolo, se quest’ultimo ha davvero la vocazione taoista.
Se questa diventa assolutamente evidente, il discepolo chiede al Maestro di ricevere l’iniziazione.
Una cerimonia sacra, misterica e iniziatica, in cui si prendono i voti perpetui e si riceve il nome religioso che varia secondo le varie scuole.
Con il grado di iniziato, cioè uno che è ha “iniziato” un percorso, il praticante può accedere agli insegnamenti superiori che costituiscono la didattica della mistica taoista, “iniziando” un processo di perfezionamento e purificazione interiore che durerà tutta la vita.
Ci tengo a precisare che l’Iniziato taoista non è un Sacerdote né un Maestro (i soli che possono celebrare liturgie e trasmettere l’insegnamento) ma un praticante singolo che fa il suo percorso spirituale.
Se poi un Iniziato, a prescindere a quale Scuola o corrente appartenga, poiché è indifferente se vive in un monastero o nella società, sente anche la vocazione all’insegnamento o al servizio, in Cina chiede di accedere all’Accademia di Studi Taoisti, con sede a Pechino.
Dopo un triennio di studi che gli fornirà una solida base dottrinale, avrà davanti a sé una nuova scelta, che richiederà altri anni di studi e pratica:
- il Magistero se intende dedicarsi all’insegnamento;
- la formazione religiosa ecclesiastica vera e propria che, attraverso varie graduazioni, lo porterà, se possiede le giuste qualità umane e spirituali, l’impeccabilità etica e morale, le conoscenze teologiche, la padronanza delle liturgie (alcune delle quali richiedono anni di pratica per poter essere padroneggiate) al grado di Gaogong o Maestro di Alti meriti.
Quest’ultimo titolo è concesso davvero a pochi non solo per quanto suddetto ma perché occorrono decenni di studio e pratica.
I vari livelli sacerdotali, corrispondenti a titoli molto precisi, danno la possibilità di celebrare cerimonie liturgiche che vanno dal matrimonio ai riti funebri.
Unicamente il Gaogong può, però, celebrarle tutte, in particolare quelli per la salvezza universale.
3. In Italia
La Chiesa Taoista d’Italia, sebbene con i necessari adattamenti alla nostra cultura e società, segue la tradizione cinese.
Distinzioni dei gradi Taoisti
(versione ridotta)