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San Francesco e Wang Chongyang

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Taoismo, taoismo, Tao, Daoismo, daoismo, Dao, yin yang, wu xing, bagua. La Chiesa Taoista d'Italia promuove il Taoismo (Daoismo) seguendo il Tao (Dao), per i taoisti.

Francesco di Assisi e Wang Chongyang

Due Regole, Una Via verso il Divino
Two Rules, One Way to the Divine


(English version below)

Rev. Li Xuanzong
(Vincenzo di Ieso)
Prefetto Generale C.T.I.

1. Crisi

In un mondo materialistico, artificiale e virtuale come il nostro, in cui la cultura relativistica del "pieno" è proposta come valutazione della realizzazione personale, i Valori che rendono l’umanità più umana e la persona umana, sacra, rischiano di scomparire, per lasciare posto, definitivamente, all’effimero, all’immanente, all’egocentrismo e all’affermazione aggressiva, ove non violenta, dell’uno sui molti.
Il segno è che le istituzioni laiche quali la famiglia e lo Stato, ma anche quelle religiose, non sono più capaci di assicurare un futuro certo e sicuro.
In una situazione del genere l’istinto di sopravvivenza della persona e della società è la risultante dominante.
Le persone pensano solo al "qui ed ora", non vanno oltre il bisogno imminente e la società umana è oramai un organismo auto-sostenuto, in cui il singolo ha la sola funzione di sostentamento alla società stessa.
È invitabile, in questo scenario, che la dimensione del sacro e il piano divino passino in secondo piano ove non annullati del tutto, nelle priorità del popolo.

2. Come ne usciamo?

La via di salvezza è nei meta-valori che vanno ben oltre gli interessi e la finitezza di una vita umana.

Solo se creiamo una cultura fondata
1. sulla compassione verso gli altri e se stessi,
2. sulla frugalità per non sprecare le risorse e consentire a tutti di avere il necessario per vivere,
3. sul non pretendere che l"Io" e il "mio" sia l’unica norma che regola etica e morale.

Possiamo sperare di creare una massa critica culturale, a livello mondiale, capace di innescare una inversione di tendenza.
Soprattutto solo se i meta valori spirituali, diventano valori ordinari nel quotidiano.

3. Dialogo fra le religioni

Le religioni sono per loro stessa natura le depositarie dei meta-valori.
Questo dà loro l’autorità, la possibilità e il dovere di aiutare l’uomo a non perdere se stesso.
Il problema è che ogni religione, in quanto istituzione, è foriera di una unicità del messaggio divino.
Il rischio è la chiusura e l’incomprensione.
È vero che il dialogo teologico è impossibile ma è anche vero che il cuore di tutte le religioni pulsa intorno alla persona umana, vive di essa.
Tutte le religioni desiderano aiutare la persona a realizzare se stessa, in quanto se stessa e inserita nella società e nel creato.
Focalizzando la loro azione sulla persona umana, le religioni, agendo insieme, ecumenicamente, con un progetto in comune, possono agire a livello universale.
Sono tante le cose che dividono le posizioni religiose e molte sono inconciliabili.
Ma dobbiamo dialogare per conoscerci, per unire le nostre forze.
Per concretizzare un dialogo maturo, pur rispettando la diversità, dobbiamo cercare le similitudini se non addirittura le uguaglianza.
Dobbiamo imparare l’uno dall’altro.

4. Impariamo dagli esempi dei Santi

Il punto di partenza, a mio umile avviso ed esperienza, non devono essere unicamente le Scritture ma anche le persone che le vivono nel loro quotidiano, che agiscono, testimoni silenziosi, in coerenza con la loro Fede.
Siamo esseri umani che vivono la loro finitezza, determinata da bisogni, paure e desideri.
A questa legge non sfugge nessuno né laico né religioso.
Noi ecclesiasti, in particolare, portiamo un fardello pesante, perché viviamo nella storia ma anche nella non-storia.
Anche se scegliamo una vita cenobitica, molti sono i dubbi che sorgono durante il nostro percorso spirituale e a volte siamo sgomenti di fronte alle difficoltà richieste dalla coerenza alla fede.
Una buona via per mantenerci saldi sul sentiero è imitare chi l’ha percorsa prima di noi, con successo.
Non è detto che l’esempio debba venire unicamente dalla nostra religione.
Se prescindiamo dalle forme e dalle strutture ecclesiastiche organizzate che la storia crea, la religiosità, il punto finale del rapporto Uomo-Dio, è di un solo tipo, uguale per tutti gli uomini e donne.
Esso avviene nella mente, nel cuore, nel corpo e nello spirito.
Grazie Dio o al Tao, queste componenti ce l’hanno tutti gli esseri umani.

5. Wang Chongyang e il monachesimo Taoista

Prima del 4° sec. d.C. non abbiamo riferimenti testuali che ci facciamo pensare all’esistenza di una organizzazione monastica taoista. Le prime fonti risalgono agli inizi del 4° sec. e provengono dal Mao Shan
茅山,luogo di origine della rivelazione Shangqing 上清.
Sappiamo che i monaci taoisti del Maoshan, praticavano il celibato perché, contrariamente a scuole più antiche come quella dei Maestri celesti, tianshi dao
天币道, rifiutavano il sesso come mezzo di coltivazione interiore.
Da tempo immemore sul Maoshan, vi erano eremiti, maschi e femmine, che praticavano le tecniche taoiste ma il primo documento è del 480, perché un monastero, guan
, costruito da un gruppo di monache, formatosi nel 420, ricevette un aiuto imperiale. Cosi come vari altri da quel momento in poi.
Dovranno passare quasi sette secoli prima che fosse fondata quella che oggi la più grande organizzazione monastica taoista, la Quanzhen
全真, ad opera di Wang Zhe un colto conoscitore dei Classici confuciani.
Egli nel 1159 e nel 1160 ricevette due rivelazioni.Dopo le quali, lasciò tutto e iniziò una vita errabonda vivendo di elemosina.
In realtà non pensava a costruire monasteri e organizzazioni ma voleva vivere il Tao secondo natura, in piena spontaneità e libero da qualsiasi influenza artificiale umana.
Infatti nell’unico testo normativo che ci ha lasciato, il Chongyang Lijiao Shiwu Lun
重陽立教十五論 , Quindici punti per stabilire l’insegnamento (Canone taoista, Dao Zhang 1233) dice:

"
大殿高堂,豈是道人之活?"
Dàdiàn g
āotáng, qǐ shì dàoren zhī huó?
Grandi tabernacoli alti templi, come può un taoista viverci?

Tutto il testo richiama continuamente alla vita povera e errabonda.

L’altro aspetto universale del suo insegnamento fu non solo il dialogo fra le religioni ma creò un sincretismo tra Taoismo, Confucianesimo e Buddismo (in particolare la setta Chan, molto diffusa all’epoca). Infatti il nome delle prime cinque comunità che fondò nello Shandong, iniziano con Sanjiao
三教, Tre Insegnamenti.

Dopo pochi anni dalla fondazione, il Quanzhen ricevette la protezione imperiale e divenne estremamente potente e diffusa in tutta la Cina, particolarmente del nord.

6. Francesco d’Assisi e Wang Chongyang

L’umanità ha avuto due figli straordinari, due Santi, una in Italia e l’altra in Cina, le cui vite seguono percorsi sorprendentemente simili: Francesco di Assisi (1182-1226) e Wang Chongyang
王重阳 (1113-1170).

Entrambi:
Sono i fondatori di un ordine monastico che non si è mai interrotto, prosperando per circa otto secoli. I Francescani sono uno degli ordini più importanti della cristianità, lo Quanzhen, l’Autentico Completamento, una delle due correnti più importanti del Taoismo, insieme allo Zheg Yi, Unità Ortodossa, è oggi il motore della rinascita religiosa taoista sia in Cina sia nel mondo.
Vivono più o meno nello stesso momento. Francesco nasce dodici anni dopo la morte di Wang Chongyang.
Provengono da ricche famiglie di commercianti e di proprietari terrieri.
Avviati a una carriera militare, la abbandonano dopo una profonda crisi mistica.
Lasciano le loro famiglie e la vita agiata cui erano destinati per dedicarsi all’ascetismo, alla povertà, alla vita errabonda del mendicante.
Creano una rottura di consapevolezza nel panorama religioso dell’epoca: Francesco proponendo una vita dedicata completamente agli insegnamenti evangelici, Wang la via di sacra povertà degli insegnamenti Taoisti.
Ritenevano che i monaci non devono avere interessi nel mondo e al mondo, per dedicarsi completamente all’ascetismo, in assoluto celibato.
Nessuno dei due ricevette l’ordinazione sacerdotale.
Intorno a loro si raduna un piccolo gruppo discepoli.
Non desideravano costituire un’organizzazione cenobitica o di clausura ma chiedevano a se stessi e ai loro discepoli di vivere gioiosamente in libertà, di elemosina, di non possedere niente, di gioire nello stare con i reietti.
Entrambi hanno dato importanza alla donna, scegliendo di avere una discepola: Chiara e Sun bu’er. Esse sono l’esempio da imitare del ramo femminile dei due Ordini Monastici.
Scrissero una regola semplice e radicale, la cui unica differenza sostanziale, è la penitenza, un concetto fondamentale nel cristianesimo ma sconosciuto al taoismo.

Indubbiamente colpiscono le corrispondenze ma i santi parlano tutti la stessa lingua divina.

7. Conclusioni

Questa mia breve riflessione vuole essere uno stimolo alla conoscenza reciproca.
In fondo parliamo tutti la tessa lingua: quella del cuore.
Un cuore vivificato dalla consapevolezza che possediamo la scintilla divina dentro di noi.

Le vie di Dio sono misteriose ma solo per chi non ha Fede.

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Francis of Assisi and Wang Chongyang
Two Rules, One Way to the Divine

Rev. Li Xuanzong
(Vincenzo di Ieso)
General Prefect C.T.I.

1. Crisis

In a materialistic world, artificial and virtual, like ours, where the relativistic culture of "full" is proposed as evaluation of personal fulfillment, the Values, which make more humane the humanity and sacred the human person, are at risk of disappearing, to make way for, permanently, to the ephemeral, the immanent, the self-centered and aggressive assertion, if not violent, of the one over the many.

The clear sign of this situation is that the secular institutions such as the family and the State, but also the religious ones, are no longer able to ensure a reliable and secure future.
In such a situation, the survival instinct both of the person and  of the society, is the dominant resultant.

People think only "here and now", do not go beyond the imminent need and human society is now a self-supported organism, in which the individual has the sole function of support it.

Inevitably, in this scenario, the dimension of the sacred and the divine plan, take second place if not canceled altogether, in the people's priorities.

2. How do we get out?

The way of salvation is in the meta-values that go far beyond the interests and the finitude of human life.
Only if we create a culture based:
1. on compassion for others and themselves,
2. on frugality not to waste resources and allow everyone to have enough to live,
3. on not claim that "I" and "mine" is the only rule governing ethics and morals.

We can hope to create a cultural critical mass, worldwide, capable of triggering a turnaround.
Especially if the meta-spiritual values become ordinary values in everyday life.

3. Dialogue between religions

Religions are, by their nature, the custodians of the meta-values.
This gives them the authority, the possibility and the duty to help the human being not to lose itself.
The problem is that every religion, as an institution, it is the harbinger of an oneness of the divine message.
The risk is the closure and misunderstanding.

It is true that the theological dialogue is impossible but it is also true that the heart of all religions pulsates around the human person.

All religions want to help the person to realize itself, as itself and inserted in society and in creation.

Focusing their action on the human person, religions, acting together, ecumenically, with a common project, they can act universally.

There are many things that divide religious positions and many of them are irreconcilable.
But we have to talk to know each other, to join our forces.

To realize a mature dialogue, while respecting diversity, we must look for common patterns or even for the equalities.
We must learn from each other.

4. We learn from the examples of Saints

The starting point, in my humble opinion and experience, should not be the Scripture exclusively but also the people who live in their daily life, acting, silent witnesses, in coherence with their faith.
We are human beings who live their finiteness, determined by needs, fears and desires.
To this law does not escape anyone either secular or religious.
We ecclesiastics, in particular, bear a heavy burden, because we live in the history but also in the non-story.
Even if we choose a coenobitic life, there are many doubts that arise during our spiritual journey and sometimes we are afraid to face the difficulties required by the coherence to our faith.
A good way to keep us firmly on the path is to imitate those who have walked before us, with success.
It is not said that the example must come exclusively from our religion.
If we leave aside the forms and the organized church structures that history creates, the religiosity, the end point of the relationship God-man, it is of a single type, the same for all men and women.
It takes place in the mind, heart, body and spirit.
Thank God, or Tao, all human beings have these components.

5. Wang Chongyang and Taoist monasticism

Before the 4th century. A.D. we have no textual references that make us think of the existence of a Taoist monastic organization. The first sources date back to the early 4th century and come from Mao Shan
茅山, birthplace of the Shangqing 上清 revelation.
We know that the Taoist monks of the Maoshan, practiced celibacy because, contrary to the oldest schools, like that of the heavenly masters (tianshi dao
) refused sex as a means of internal cultivation.

From time immemorial, on the Maoshan, there were hermits, males and females, who practiced internal Taoist techniques but the first document is of the 480, because a monastery, guan
, built by a group of nuns, formed in 420, received an aid imperial.
As well as various other from that moment onwards.
It will take almost seven centuries before the founding of what is now the largest Taoist monastic organization, the Quanzhen
, by Wang Zhe a cultured connoisseur of Confucian Classics.
He in 1159 and in 1160 received two revelations.
After which, he left all and began a wandering life living on alms.

In fact he did not think to build monasteries and organizations but wanted to live the Tao second nature, in the spontaneity and free from any artificial human influence.
In fact, in the only statutory text that has left us, the Chongyang Lijiao Shiwu Mon
重陽 十五 , Fifteen points to establish the teaching (Taoist Canon, Dao Zhang 1233) says:

大殿高堂,豈是道人之活?”
Dàdiàn gāotáng, qǐ shì dàoren zhī huó?
Big tabernacles high temples, how can a Taoist live in?

All text continually draws the life of poverty and wandering.

The other universal aspect of his teaching was not only the dialogue between religions, but he created a syncretism between Taoism, Confucianism and Buddhism (particularly the Chan sect, widespread at the time). In fact the name of the top five communities founded in Shandong, starting with Sanjiao
, Three Teachings.
After a few years since the founding, the Quanzhen received the imperial protection and became extremely powerful and widespread throughout China, particularly in the north.

6. Francis of Assisi and Wang Chongyang

Humanity has had two extraordinary children, two Saints, one in Italy and one in China, whose lives followed strikingly similar paths: Francis of Assisi (1182-1226) and Wang Chongyang
王重阳 (1113-1170).

Both of them:

They are the founders of a monastic order that has never stopped, thriving for about eight centuries. The Franciscans are one of the most important orders of Christianity, the Quanzhen, the Authentic completion, one of the two most important currents of Taoism, along with Zheg Yi, Orthodox Unity, is now the engine of Taoist religious revival both in China and in the world.
They live more or less in the same time. Francis was born twelve years after the death of Wang Chongyang.
They come from rich families of merchants and landowners.
Initiated in a military career, they abandon it after a deep mystical crisis.
They leave their families and comfortable life they were destined,, to devote themselves to asceticism, poverty, wandering life of the a beggar.
They create an awareness break in the religious landscape of their era: Francis proposing a life completely devoted to the Gospel teachings, Wang the way of holy poverty of the Taoist teachings.
They believed that the monks should not have interests in the world and to the world, to dedicate themselves completely to asceticism, in an absolute celibacy.
Neither of the two was ordained a priest.
Around them gather a small group of disciples.
They did not wish to form an organization coenobitic or cloistered but wondered to themselves and to their disciples to live happily in freedom, with alms, not to own anything, to rejoice in being with the outcasts.
Both gave importance to women, choosing to have a female disciple: Chiara and Sun bu'er. They are an example to be imitated in the women's branch of the two Monastic Orders.
They wrote a simple and radical rule, whose only difference, is the penance, a fundamental concept in Christianity but unknown in Taoism.

Undoubtedly affect the matches but the saints all speak the same divine language.

7. Conclusions

These brief reflections want to be a stimulus to mutual understanding.
After all, we all speak the same language: that of the heart.
A heart vivified by the awareness that we possess the divine spark within us.

God's ways are mysterious but only for those without Faith.


 
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